Nell’ ultimo decennio le tecniche di restituzione grafica per l’architettura sono notevolmente migliorate ed in continua evoluzione. Il rendering, ovvero la generazione di un’immagine di una scena tridimensionale che definisce la rappresentazione di qualità di un oggetto o di una architettura, è, attualmente, la tecnica più diffusa.

Le immagini che ne derivano, anche quelle più realistiche non permettono, in ogni caso, di comunicare al meglio le superfici, gli spazi e la luce. La percezione risulta limitata e c’è sempre il rischio che il committente non comprenda chiaramente tutti i dettagli della progettazione.

La realtà virtuale è l’unica tecnologia che supera questi limiti, consentendo di osservare i colori, i materiali, le luci e soprattutto gli spazi in prima persona, indossando semplicemente un visore.

Possiamo vantarci di essere i primi sul territorio ad aver applicato la realtà virtuale all’ architettura, utilizzando l’Oculus Rift, dispositivo ben noto agli appassionati di videogiochi.

L’Oculus è un visore che permette di camminare e guardare un progetto dall’interno, interagire con gli oggetti, aprire le porte, spostare gli arredi, cambiare i colori e soprattutto valutare gli spazi in ogni singolo ambiente in prima persona. E’ come entrare nel futuro attraverso un portale, immergersi in uno spazio che nel presente non è stato ancora costruito.

Questa tecnologia è di grande ausilio sia per i progettisti perchè consente di capire se il progetto è davvero funzionale, oppure se qualche dettaglio può essere ulteriormente migliorato, ma soprattutto serve al committente che ha la possibilità di vivere in prima persona il progetto, in maniera così vicina alla realtà e quindi di lasciar fuori ogni dubbio o perplessità, vivendo, tra l’altro un’esperienza sensoriale.